La “Città ideale” di Tommaso Buzzi, un labirinto dello spirito del Terzo Millennio
La leggenda vuole che nel 1218, San Francesco di Assisi passato da queste parti con alcuni compagni, si costruì una capanna fatta con la scarsa, (pianta palustre, da cui il nome Scarzuola) per dimorarvi la notte. I seguaci rimasti sul luogo fondarono un Convento piantando un alloro e una rosa e creando una fonte della quale la gente porta ancora molta devozione.

Nella piccola chiesa del convento è custodito un affresco della prima metà del XIII secolo, uno dei primi ritratti del Santo in levitazione. All'esterno è possibile ammirare una porta del convento datata 1783, nella quale il santo è raffigurato come "Giullare di Dio".
Oggi La Scarzuola è un luogo d'incanto, trasformato dall' Architetto milanese Tommaso Buzzi, che acquistò il complesso conventuale nel 1957 per costruire la sua "città ideale". Il recupero del convento fu il primo atto del progetto di Buzzi; subito dopo passò ai giardini, trasformando gli orti dei frati in un fantastico impianto verde ove, tra siepi di bosso, fiori rari, statue e pergolati, si rievoca il mito d'amore di Polifilo e della sua ninfa.
Ultimato così il recupero della "città sacra", Buzzi passò ad edificare la sua "città profana", che chiamerà "Buzziana". Appare come una bizzarra e sconvolgente cittadella tutta in tufo, le cui fabbriche paiono modellate con la sabbia.
Gli edifici sono collegati tra loro da zone teatrali vere e proprie ( scene, gradinate, grandi vasche) realizzate sul rilievo del terreno e sostenute da poderosi muri di tufo. La Buzziana appare proprio una città profana, sovraccarica com'è di riferimenti e citazioni: ovunque vi sono impressi motti, monogrammi e simboli indecifrabili.
Concepita in base ad un personalissimo neo-Manierismo, la cittadella presenta forme sconcertanti e complesse: vi abbondano scalinate e scalette, modi espressivi "alla rustica", bassorilievi di mostri, statuine, figure fitomorfe "alla Arcimboldi" senza alcun richiamo all'architettura.
C'è un affastellarsi di edifici e monumenti che ha del miracoloso: strutture circolari come osservatori astronomici arabi, costruzioni zoomorfe, tebaidi e pozzi di meditazione, luoghi di rappresentazione e templi di culti pagani con la torre di cristallo, che pare, invece, il pinnacolo di una cattedrale gotica.
Alla sua morte, avvenuta nell'80, Tomaso Buzzi lascia incompiuta la creatura di pietra, ed esprime il desiderio che la natura ne prenda possesso, la divori, ne faccia un insieme di belle rovine degne del pennello di Clerisseau. Ma la Buzziana non scompare e oggi, quasi interamente compiuta, si presenta all'uomo del Terzo Millennio come un labirinto dello spirito, una concezione che forza le regole della nostra dimensione per imporne un'altra.
